La storia dell’informatica passa dal Moro

Macchine a guida autonoma, google glass, chip sottocutanei, wearable device… la corsa al computer sempre più piccolo e sempre più potente è aperta!

Per l’uomo diventa sempre più difficile competere con una delle sue più grandi invenzioni: il computer. Talvolta l’allievo supera il maestro, no?!

Dall’era industriale siamo passati a quella cibernetica e tutto ciò è avvenuto grazie al computer, il quale ha trasformato i luoghi di lavoro e rivoluzionato l’economia e la scienza.

Ovunque ci siano informazioni, c’è di mezzo questo magnifico strumento, tuttavia al giorno d’oggi, neanche ci accorgiamo della sua esistenza e non ci stupiamo delle sue prestazioni.

Negli anni 60 il presidente della più grande azienda che costruiva computer riteneva che non si sarebbero mai potuti diffondere ad uso personale, perché erano troppo voluminosi, troppo costosi e consumavano un enorme quantità di energia. Oggi le persone viaggiano con il proprio smartphone in tasca! Incredibile come l’uomo sia arrivato a tali innovazioni, merito di coloro che hanno compreso l’efficacia di tale strumento e attraverso la loro curiosità e ingegno l’hanno trasformato in un calcolatore straordinariamente veloce, sempre a portata di mano.

Venerdì 21 ottobre, gli studenti dell’Istituto di istruzione superiore Aldo Moro di Rivarolo Canavese hanno avuto l’occasione di incontrare uno dei pionieri dell’informatica in Italia: Franco Filippazzi. Un uomo straordinario che all’età di novantasei anni continua ancora a raccontare, attraverso parole impregnate di storia e occhi che luccicano di entusiasmo, una delle esperienze più affascinanti che ha vissuto durante la sua vita.

Siamo negli anni 50 del secolo scorso, un periodo incredibilmente dinamico sia dal punto di vista scientifico che economico: l’informatica è ancora agli albori in tutto il mondo.

I prodotti dell’Olivetti erano basati su tecnologie meccaniche eccezionali, e nessuno si aspettava che il futuro dell’azienda risiedesse nell’elettronica. Si trattava di passare da macchine fatte di ingranaggi  a veri e propri sistemi di elaborazione. A chi affidare un progetto così avanzato? Non bastano studio e competenze, ci vuole passione, impegno e praticità. A Pisa viene selezionata una squadra di giovani e talentuosi ragazzi, tutti fisici ed ingegneri: tra di essi spicca la figura del professor Filippazzi. Immaginiamo un’epoca in cui il computer era ancora un oggetto sconosciuto e internet non esisteva, un’idea quasi inconcepibile per noi.

Il nostro gruppo pisano nel 1959 vince una sfida epocale: crea la prima macchina interamente a transistor, denominata Elea 9003. Il piccolo gruppo di ricercatori non avrebbe mai immaginato di raggiungere per primo un tale traguardo! Questo computer occupava le dimensioni di un intero armadio, ad una prima impressione si potrebbe pensare che non sia stata un’invenzione così all’avanguardia e significativa, ma ciò che bisogna tener presente è che si passava dalla grandezza di un’intera stanza a quella  di un armadio: davvero impressionante.

Il professor Filippazzi ha avuto un ruolo così rilevante che abbiamo deciso di intitolare a lui il laboratorio di Informatica del Liceo.

Il professore, dalla personalità affabile e coinvolgente, ci ha lasciato un ricordo di una generazione passata,  e ci ha affascinati con la sua testimonianza così significativa sulla storia dell’informatica. 

Fondamentale il messaggio che il professore ha trasmesso a questi ragazzi: c’è sempre spazio per la ricerca e non si smette mai di imparare.

“Professore, pensando al nostro futuro, che consiglio darebbe a noi ragazzi?” 

“Ragazzi…siate curiosi, sempre!” 

Articolo a cura di Uigden Nabili

Interviste agli studenti del Moro:

Che cosa vi ha colpito dell’intervento del professor. Filippazzi?

-È stato molto bello ed emozionante poter ascoltare un informatico e un uomo che ha vissuto e cambiato nel suo piccolo la storia di questa scienza, grazie al suo lavoro e alle sue ricerche rivoluzionarie. – Luca

-Mi ha colpito la sua risposta alla domanda riguardante le opportunità. – Giada

-Sentir raccontare, da lui in prima persona, la sua storia e il momento in cui ebbe realmente capito di aver avuto successo è stata un’esperienza da pelle d’oca. – Allegra

-L’innovazione e la costante voglia di apprendere qualcosa di nuovo e anche confermare la conoscenza giá precedentemente appresa. – Gabriel

-Mi è piaciuto il momento in cui ci ha regalato un breve racconto che era uno scorcio di un passato in cui dei giovani progettavano e sognavano un grande e luminoso futuro, impegnandosi per realizzarlo. – Diego

-La sua grande curiosità che ancora oggi possiede.- Gaia

-La sua passione e fierezza nel raccontare le giornate passate nei laboratori, si vede che il lavoro che faceva gli piaceva proprio. – Eduard

-Persona interessante piena di passione per quello che ha fatto e trovo fantastico che continui a diffondere la sua storia a noi ragazzi. – Alessandro

-Una tra le tante cose che mi ha colpito particolarmente è stato il fatto che è riuscito a narrarci quello che faceva con una semplice storia, anche divertente. – Diego